Io amo lui, lui ama me.
Gli amici ci cantano già la marcia nuziale.
Strimpella anche nella mia testa, finchè inizia a stonare:
che gambe lunghe, che abbronzatura, quelle fossette, quelle anche, quei riccioli, quelle curve...
bassa, grassa, tozza, spettinata, fragile, bianca inizio a sentirmi.
Una tristezza, un senso di inadeguatezza che non riesce a prendermi:
io sono cattiva.
Al "che" sono già al rogo, alle "curve" sono sventrati.
Lurida, squattrinata, bizzoca, noiosa, insignificante, comune, ragazzina...
destinata ad avere uomini altrui e non propri,
eccoti servita il mio uomo,
mangia gli avanzi,
facci pure la scarpetta, così che nessuno possa prenderlo ancora.
Loro dicono che le mie scenate e i miei dispetti sono infantili,
io dico che sono una giusta via di sfogo:
io non sono una monotona, moralista, impostata;
io sono carne ed emozioni.
Tu sei cattiva,
mi accusa lei, per paura lui torna da te,
ed io confermo:
paura ed eccitazione vanno di pari passo.
MaLoRe
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