23 febbraio, 2012

Lettera ad un tossicodipendente....


Quella droga ti ha fottuto il cervello.


Ti ha ridotto, oggi, in un mostro che ragioni non ne vuole sentire e nemmeno dare, perchè, ormai, fare il giusto o dire la verità, non potrà mai essere appagante quanto quella sostanza.


Non ci sono più motivi per sorridere alla vita, senza lei, senza quella roba che ti rilassa.


Hai fatto un salto troppo lungo, da darti l'ebrezza del volo, finchè non ti sei schiantato sull'asfalto, dove, ora, giaci come morto, con gli organi spappolati che necessitano della loro medicina, del loro barbiturico.


Ti vedo tremare nelle convulsioni di un corpo dipendente dal suo male, ridotto all'autolesionismo ed eccoti cercare, disperatamente, il dolore capace di tacere la fame, errata, che possiedi.


Non c'è malanno peggiore dell'astinenza da una materia che non puoi, più, permetterti.


Dici che i soldi facciano la felicità, ma i tuoi neuroni, ormai, sono condizionati da un bisogno costoso, come un ricco caduto in rovina che vuole mantenere sempre lo stesso tenore di vita.


Hai svuotato case, tasche e cuori per ridurti ad uno stato d'incoscienza, pericolosamente vicino e dipendente dalla morte.


Scambi per vita, il tuo addormentare i sensi, volare su nuove dimensioni e correre veloce verso la tua fine.


Ora, non ti importa più la data della tua morte se, fino ad allora, a susseguirsi saranno, solo, giorni nervosi, vissuti nella speranza che un diavolo mascherato da angelo ti dia ciò di cui hai bisogno.


Finirai per uccidere te stesso e suicidare chi ti circonda.
Si, ormai, non ti riconosci più e non vedi le alterazioni relazionali che subisci.
Per te sono gli altri, i tuoi assassini e i propri assassini.


Stai affogando nell'alcol dei tuoi idoli e nella merda dei tuoi ideali, pregando un dio che, ogni sera, ti consuma, conducendoti alla morte, prima che tu capisca la sua vera identità.


Soggiorni in un corpo obsoleto che pare una mostra vintage o un monumento punk:
strappi, buchi, toppe e colori sbiaditi è il tuo corpo, anche incarnazione della pazzia, da quando ti sei venduto alla sostanza, causa dei tuoi molteplici errori.


Stai camminando sulla strada sbagliata, sull'argine di un burrone senza fondo, in un deserto privo di oasi e abbondante di miraggi. 


Di desiderio struggente sei composto, darti o meno la tua droga ti porterà lo stesso alla morte.

Non c'è pace per un corpo e una mente raggirata e tu, ragazzo troppo vecchio per i tuoi coetanei, stai già scavando la fossa in cui giacerai.



L'amore svanisce difronte alle catene della tua droga.
Il tuo cuore è fatto per metà di muscolo e per metà di quella roba che butti giù.
I tuoi sentimenti non sono più sinceri.


Ti vedo rubare, frugare freneticamente nelle gioie altrui con il, fastidioso alle tue orecchie, sottofondo delle mie parole, che no, non puoi, non riesci, ad ascoltare.
Lo so, ragazzo, hai il tuo tormento da placare. 


MaLoRe

10 commenti:

  1. Quanto amore verso un infelice ...
    e con quanto dolore lui ricambia ....

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  2. Bellissima! Non è una critica ma credo però che sia troppo basata sullo stereotipo del tossicodipendente e ciò rischia, a mio avviso, di fare diventare tutto un p'ò banale anche se esprime sentimenti profondi..


    Michele

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    1. Grazie Michele.

      Ebbene sì, si finisce sempre per basarsi sugli stereotipi... è più semplice capire, spiegare, scrivere...

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    2. Non credo che tu la pensi così..
      È più facile scrivere se ci si basa su degli stereotipi?? Mah!!

      Michele

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    3. capire, spiegare, scrivere...

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  3. Dear Michele,
    se il problema riguarda gli altri,
    lo senti lontano,
    la lettera ti scivola addosso,
    ma se lo vivi, ti squarcia lo stomaco.

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    1. É vero, io non lo sento lontano ma neppure vicino a tal punto da avere lo stomaco squarciato.. ho le mie esperienze a riguardo e proprio x questo sono un pò chiuso ed indisposto verso tutti quei testi e coloro che toccano l' argomento.. all' autrice riconosco però la profonda bellezza del testo.. poi, questa è la mia inutile opinione ma é bello confrontarsi..

      Michele

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    2. É vero, io non lo sento lontano ma neppure vicino a tal punto da avere lo stomaco squarciato.. ho le mie esperienze a riguardo e proprio x questo sono un pò chiuso ed indisposto verso tutti quei testi e coloro che toccano l' argomento.. all' autrice riconosco però la profonda bellezza del testo.. poi, questa è la mia inutile opinione ma é bello confrontarsi..

      Michele

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