27 dicembre, 2013

Evoluzione.


Si era evoluta.


Dalle taglie oversize, ai leggings punk, alle gonne, agli anelli da cocktail. 

Dalle cicchetterie, agli irish pub, ai lounge pub, ai wine bar.

Dal biliardino, al monopoli, al poker, al bigliardo.

Dalla strada, al cinema, alle feste, al teatro.

Dalla bici, al bowling, al palaghiaccio, allo scii. 

Dall'amica del cuore, alla comitiva, alla popolarità, agli amici di famiglia.

Dallo studente, al disoccupato, al laureato, al lavoratore.

Da pedona, a motorizzata, ad automunita, a passeggera.

Da single, a fidanzata, a sposata, a madre.

Da diplomata, a inoccupata, a casalinga, a proprietaria.

Da tradita, a traditrice, a desiderata, ad ammirata.


...




MaLoRe


13 novembre, 2013

Inoccupata ed inedita.


Sarebbe stato più semplice domandarle cosa non facesse nelle vita, così lei avrebbe risposto, uno svelto ed esauriente, tutto.

Ma la gente continuava a porle la domanda opposta e lei puntualmente elencava:
"faccio la figlia, la sorella, la fidanzata, l'amica, la nemica, la nipote, la conoscente... e se avanza tempo, anche, la disoccupata."

In realtà lei era un'artista, era sempre a lavoro, perchè un'artista non va mai in vacanza o in pausa e non è nemmeno roba da poco: 
"non è semplice lavorare senza riconoscimenti, senza ricompense. E' difficile essere inediti." sosteneva lei.

Che stesse meglio di altre era una faccenda abbastanza discutibile, del resto le sue giornate le trascorreva scappando da quella domanda o sorbendosi la predica derivante dalla risposta, però elargiva sorrisi alla pari o superiori alle altre ed è questo che fregava la gente.

Un pò per questo, forse, continuavano tutti a sfilarle davanti con un libretto universitario o con un contratto discutibile,le telefonavano se non potevano partecipare alla sfilata.

O forse no, forse era solo questione di sadismo e soddisfazione personale e lei sapeva bene che era a quel punto della vita in cui non esistono più complici, ma solo concorrenti e pareva non importarle più di tanto, come se l'arte la soddisfacesse.

Ma pareva soltanto. 
Diceva che si guadagnava di più ad essere disoccupati che artisti e lei, per lo Stato, era inoccupata. 


MaLoRe


23 luglio, 2013

Gelosia.

Innamoratissimi.

Io amo lui, lui ama me.

Gli amici ci cantano già la marcia nuziale. 

Strimpella anche nella mia testa, finchè inizia a stonare:

che gambe lunghe, che abbronzatura, quelle fossette, quelle anche, quei riccioli, quelle curve...

bassa, grassa, tozza, spettinata, fragile, bianca inizio a sentirmi.

Una tristezza, un senso di inadeguatezza che non riesce a prendermi:

io sono cattiva.

Al "che" sono già al rogo, alle "curve" sono sventrati.


Lurida, squattrinata, bizzoca, noiosa, insignificante, comune, ragazzina...
destinata ad avere uomini altrui e non propri,
eccoti servita il mio uomo, 
mangia gli avanzi, 
facci pure la scarpetta, così che nessuno possa prenderlo ancora.


Loro dicono che le mie scenate e i miei dispetti sono infantili,
io dico che sono una giusta via di sfogo:

io non sono una monotona, moralista, impostata;
io sono carne ed emozioni.

Tu sei cattiva,
mi accusa lei, per paura lui torna da te,
ed io confermo:
paura ed eccitazione vanno di pari passo.



MaLoRe



24 maggio, 2013

Le ragazze del riformatorio.


Sembrava la leader di quel gruppo di ragazze, sembrava toccasse a lei la decisione di confessare o meno. 
Con i tacchi sul tavolo, ciondolando sulla sedia, si accese una sigaretta e sorrise. Finalmente iniziò.


"Uscivamo dal riformatorio, con studi di galateo, portamento e comunicazione. Lavate, profumate e pettinate più di una, vera, gentildonna. Sapevamo fare il bricolage e ricamare. Avevamo un libro di ricette con il nostro nome e una pianta di basilico a testa. Ci avevano insegnato l'importanza della pochette: crema, spazzola, specchio, rossetto e lametta, nel caso la passione ci avesse voluto cogliere di sorpresa. Ma a sorprenderci era sempre un attacco di ira o di depressione, peggio ancora, di ira e depressione. Tornavamo in riformatorio a studiare galateo, portamento e comunicazione. Lavate, profumate e pettinate più di una, vera, gentildonna... bricolage, ricamo, libro di ricetta, pianta di basilico, pochette e, nuovamente, lametta. Accompagnata, questa volta, dalle istruzioni per l'uso, le quali, purtroppo, non entravano nella pochette e così si tornava sempre in riformatorio a studiare galateo, portamento e comunicazione, con qualche gita al convento. Ci fu, anche, sottratta la lametta, perchè eravamo soggetti potenzialmente pericolosi e fummo fatte conoscere agli ufficiali militari, attraverso un ballo. Non c'era uomo più giusto, al nostro fianco, che un militare capace di domarci. Seguimmo tutte un percorso di disintossicazione, abbandonammo fumo, alcol, valium e poker. Ci addentrarono nel volontariato, così, dicevano, avremmo capito che far del bene era più soddisfacente che far del male, così, avremmo imparato a prenderci cura di qualcuno, perchè dicevano, sempre loro, che un giorno ci saremmo sposate e avremmo avuto dei figli. Noi fingevamo che ci andasse, bramanti di libertà. Eravamo tutte giovani e amiche, addestrate e domate, pronte a lasciare il riformatorio per sempre. Le ribelli con le perle al collo, le amiche delle fidanzate dei propri amanti, cattive come sempre sotto la faccia innocente, peccanti ancora di ira e accidia, ma fuori di lì e sopratutto, ormai, maggiorenni. Sarebbe stato tutto perfetto se lei non ci avesse tradita, sposandosi. Aveva invitato a nozze dodici pochette piene di lamette, odio e invidia. Mi dispiace che lei non possa condividere con noi, anche, l'esperienza del carcere."


Ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti è puramente casuale.


MaLoRe

19 aprile, 2013

Chi ha detto che ho messo la testa a posto? Chi ha cercato di infangarmi?




"Caro analista,

passano gli anni, finiscono le cure e io torno, inevitabilmente, a rivolgermi a lei.

Non credo di aver mai superato certi blocchi.

Ho smesso di scrivere, in cerca di chiacchiere, ma ho finito per partorire un altro amico immaginario e oggi mi arrendo nuovamente a non telefonarle, ma a scriverle questa lettera.

Forse il mio personaggio non è mai stato altro che un fenomeno da baraccone, con evidenti segni di sociopatia.
Io ricordo ancora, dottore, le mie non relazioni, i miei dialoghi incompresi, le volte in cui sono stata cacciata dai luoghi pubblici, i miei modi sbagliati di presentarmi e nel dubbio, dopo la sua cura, mi sono rinchiusa in me stessa, per non sbagliare ancora e convincermi di aver superato il problema.

Psicologo delle feci, il problema non è mai stato risolto e ho iniziato a soffrire di ansia-depressiva, perchè non potevo esprimermi e in più, mi ero completamente isolata.

Ora, non le scrivo per il rimborso della mia insoddisfazione, ma per denunciarla come il manipolatore corrotto che lei è. 

Se avevo bisogno di confidare le mie insicurezze, le mie paure, i miei dubbi sarei andata da un'amica del cuore, se avevo bisogno di drogarmi sarei andata dalla solita persona, se avevo bisogno di sdraiarmi su un lettino sarei rimasta a casa, se avevo voglia di far beneficenza avrei regalato tutti i miei possedimenti ad un barbone, se avevo intenzione di investire su me stessa mi sarei fatta le mammelle perfettamente simmetriche, invece mi sono rivolta a lei con la speranza che uno psicoterapeuta fosse qualcosa di più.

Invece  lei è solo uno che ha cercato di convincermi che avevo bisogno di aiuto per usufruire dei miei soldi, mentre io stavo iniziando a conoscere un sistema che non va.

Se lei lo avesse detto subito che non dovevo presentarmi col mio nome, ma con il mio conto in banca, forse avrei sofferto meno di sociopatia, se lei mi avesse chiarito subito che i sogni restano sogni e non portano da nessuna parte, forse ora avrei avuto anch'io un lavoro, invece lei mi diceva che ero malata, che non sbagliavo, che i problemi erano nella mia mente e poi quando si è stancato mi dà come cura vincente quella di omologarmi e sottostare alla materialità, alla frenesia, alla superficialità, ai numeri del mondo.

Ma che si fotta.
Sono entrata sana nella sua stanza e per un gioco di soldi, di sopravvivenza, per la legge del più forte di Darwin, lei voleva convincermi di non esserlo, nonostante ribellandomi al sistema avrei difeso anche lei, un'impotente che pur sapendo cosa stava accadendo si era lasciato corrompere.


Orgogliosa di non essere guarita secondo la revisione apportata alla sua ultima diagnosi, dopo che ha letto questa lettera."







ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramnete casuale

MaLoRe

22 marzo, 2013

Culatello.


   Camice bianco e coltello,  
  strappavi brandelli di carne  
  da portare al macello.  

  Non ero un maiale,  
  anche se ai tuoi occhi  
  mi rendevi tale.  

  "Culatello" urlavi,  
  affettandomi.  



MaLoRe

20 febbraio, 2013

Io faccio rima con qualcun altro.


Che condanna questo nome,
che regalo questo sole.

Perchè Malore e non Colore, Amore, Buonumore o Vincitore?

Meno male che c'è il sole
a far brillare qualsiasi rugiada.


MaLoRe

24 gennaio, 2013

Tempesta.


Sotto un cielo arrabbiato che lancia schegge di vetro taglienti,
a fianco ad un mare affamato che inghiotte la terra. 


Sotto un cielo generoso che regala una pioggia di diamanti,
a fianco ad un mare innamorato che penetra ogni grotta.


Un ticchettio che mi ricorda lo scorrere dell'orologio biologico,
all'improvviso sovrastato da un ruggito feroce:
tutto si illumina.


Sfila una banda di tamburi, c'è una festa là su,
arrivano fin qui le luci che animano la loro pista da ballo:
è notte fonda, ma per qualche secondo è giorno.


Tra un po' scoppia il cielo.


Il cielo applaude.




MaLoRe